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La giusta distanza tra medici e industria

By In News On 19 dicembre 2017


Intervista a Guido Giustetto
Medico di medicina generale, presidente dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino

 

Per promuovere i medicinali, le industrie intrattengono costantemente rapporti con la quasi totalità dei medici: possibile che questo non crei imbarazzo nei suoi colleghi? 

Non so se crei imbarazzo. Quello che si nota parlando con i colleghi è piuttosto la mancanza di consapevolezza su quanto il rapporto con l’industria, per esempio accettare l’informazione di fonte industriale, possa sviare le scelte anche prescrittive del medico. In qualche modo noi medici pensiamo che, avendo studiato tanti anni e grazie alle conoscenze che abbiamo accumulato, non siamo influenzabili dalla promozione farmaceutica. Eppure diversi studi dimostrano il contrario. Sostanzialmente anche nel caso di un farmaco funzionano i meccanismi del marketing, rispetto ai quali siamo impreparati, che ci fanno cambiare la lavatrice prima che ce ne sia bisogno o che ci fanno scegliere un biscotto al posto di un altro.
È noto che il medico, dopo la visita di un rappresentante farmaceutico o dopo una cena con un opinion leader, anche senza rendersene conto, cambia le sue prescrizioni. Una famosa ricerca di qualche anno fa aveva mostrato come i medici siano dei critici attenti del comportamento dei colleghi, ma siano molto indulgenti verso il proprio. Il tema del rapporto medico-industria e del marketing farmaceutico è così complesso che l’Organizzazione mondiale della sanità  ha predisposto addirittura un manuale per un corso rivolto agli studenti di medicina.

 

Buona parte della educazione continua in medicina è finanziata da industrie: cosa fanno gli Ordini professionali per equilibrare l’offerta formativa?

Ci sono due tipi di iniziative.
La prima sono i corsi di formazione realizzati direttamente dai singoli Ordini provinciali. L’Ordine di Torino, per esempio, che è provider nazionale accreditato, nel 2015-2017 ne ha organizzati 101 su temi clinici, gestionali, deontologici, gratuiti e frequentati da oltre 5.000 colleghi che hanno potuto maturare più di 30.000 crediti ECM. Nessuno dei corsi aveva una sponsorizzazione farmaceutica.
La seconda iniziativa è il programma FADInMed di formazione a distanza, gestito dalla federazione Nazionale degli Ordini che propone sia temi di interesse comune a tutti i professionisti come quelli sulla comunicazione, sulla lettura critica dell’articolo medico-scientifico, sul Codice deontologico, sulla salute globale, sia temi più specifici come le allergie e le intolleranze alimentari, la meningite, il virus zika, le vaccinazioni. Anche questi forniti in maniera gratuita e senza legami con l’industria e seguiti ciascuno da decine di migliaia di medici.

 

Fino a qualche tempo fa, Ministero della salute e AIFA offrivano al medico e al farmacista un’informazione indipendente: è stata una scelta opportuna decidere di interrompere quella attività ?

Il riferimento evidentemente è al BIF, il Bollettino di informazione sui farmaci e alle iniziative che vi ruotavano intorno. Ne ricordo una che proponeva di scambiare tre biro con loghi di prodotti farmaceutici con una marchiata BIF. La punta di diamante era il progetto ECCE (educazione continua centrata sulle evidenze) di formazione a distanza.
Sia il bollettino sia i corsi ECM erano molto graditi e seguiti dai medici e quando si pose fine, in maniera rimasta ufficialmente inspiegata, a queste iniziative ci fu una protesta online da parte di molti medici e associazioni. In realtà  c’è un grande bisogno di iniziative di informazione e formazione indipendente.
Le iniziative degli Ordini che citavo prima hanno anche cercato di ovviare a questa mancanza. Da un dato non ufficiale di fonte Agenas si può dedurre che almeno il 60% dell’attività  di formazione in Italia è ora controllata dall’industria farmaceutica.

 

Sempre a proposito di informazione, nel suo libro racconta diversi episodi di frode o corruzione che hanno coinvolto l’editoria scientifica: le riviste specializzate sono ancora credibili agli occhi di un medico? 

Io credo di sì, Almeno nel caso delle riviste più importanti. Il fatto che comunque alla fine gli episodi di frode scientifica vengano alla luce dà l’idea che in generale il sistema è in grado di recuperare una sua integrità. Certo nel caso di Wakefield e del falso rapporto tra vaccinazione antimorbillo e autismo ci sono voluti dodici anni perché il Lancet ritrattasse l’articolo, oltretutto grazie all’indagine di un giornalista del Sunday Times.
Piuttosto la credibilità  può essere messa in discussione sul piano dei conflitti di interesse che anche le riviste scientifiche hanno. L’esempio più chiaro è quello di accettare la pubblicazione di uno studio su di un farmaco sapendo che poi l’industria acquisterà  un bel numero di reprint di quell’articolo per la sua attività  di promozione verso i medici.

 

Nella sua esperienza, è possibile mantenere una “giusta distanza” dalla promozione industriale? È una rinuncia molto “costosa”?

Non so se esista la giusta distanza; io ho preferito rinunciare del tutto alla informazione di fonte industriale.
Per un medico ci vuole molta competenza per interagire con la promozione farmaceutica. Per fare un esempio, è un lavoro piuttosto lungo e difficile decodificare i messaggi che ci porta un rappresentante farmaceutico per discernere l’informazione dalla promozione, o come è stato detto il grano dal loglio. Mi chiedo se ne valga la pena. Penso di no, anche perché per preservare l’integrità  professionale bisogna rifiutare i regali anche di piccolo valore che inducono comunque comportamenti di riconoscenza e bisogna trascorrere molto tempo a verificare le informazioni fornite. Credo sia meglio dedicare quel tempo ai pazienti.
Il medico che vuole essere aggiornato sui farmaci ha molte fonti di informazione indipendenti facilmente accessibili, come il sito della ULSS di Verona Infofarma, oppure la rivista delle farmacie riunite di Reggio Emilia Informazioni sui farmaci o ancora la rivista Ricerca&Pratica dell’Istituto Mario Negri di Milano.


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